È proprio dei santi non tramontare. Mons. Raffaello Delle Nocche ha tutta la stoffa della santità e, con essa, un’attualità che il passare del tempo non scalfisce. L’autore di questo profilo spirituale, monsignor Pancrazio Perrone, non è nuovo ad illuminare il volto di questo testimone del nostro tempo, avendone tracciato diversi anni fa una fondamentale biografia. Ora torna volentieri al suo “eroe”, si rituffa nei testi come a “strizzarne” l’anima. E ne esce un Delle Nocche che continua a parlare, con la voce del nostro tempo. Sul santo vescovo di Tricarico c’è una notevole letteratura, in attesa forse di un balzo documentario e di una rilettura “contestuale” che aiuti a misurarne ancor meglio lo spessore, nell’ orizzonte della società, della cultura, della spiritualità del suo tempo. Ma partendo dai suoi scritti, in particolare dalle sue lettere, c’è tutto quanto è necessario per esserne ammirati e soprattutto per entrare in sintonia profonda con lui. Mons. Delle Nocche sapeva parlare il linguaggio della semplicità, dentro il quale riversava, a vantaggio di tanti suoi figli spirituali, l’ardore di un cuore innamorato del Signore. Non meraviglia che Perrone si faccia portavoce di una nostalgia, che abita quelli che lo conobbero e lo amarono, la nostalgia – intendo – di quel suo “inginocchiatoio”, che lo vide interminabilmente prostrato ai piedi dell’Eucaristia, in un colloquio cuore a cuore col Maestro. E’ provvidenziale che questo nuovo ritratto di lui come “uomo eucaristico” giunga in libreria in un momento in cui il Papa, con I’enciclica Ecclesia de Eucharistia (2003) ha insistito fortemente non solo sulla centralità della Santa Messa, ma anche sull’importanza dell’adorazione eucaristica. «Il Cuore di Gesù – diceva mons. Delle Nocche – è nei molteplici mezzi di salute che possediamo; e segnatamente nella santa Eucaristia, vivo, reale, palpitante. L’Eucaristia, capolavoro di quel Cuore divino, ne è I’ultima parola di amore e la suprema attrattiva e possiamo perciò dire essere il Cuore stesso del cristianesimo». Questo senso forte della presenza eucaristica accompagnò la vita del santo vescovo di Tricarico. Credo che pochi come lui potrebbero sottoscrivere alla lettera, come frutto della stessa esperienza spirituale, quanto Giovanni Paolo II in tono testimoniale, ha scritto nella menzionata enciclica: «E’ bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cf Gv 13) 25) essere toccati dall’amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi nel nostro tempo, soprattutto per l’ ”arte della preghiera”, come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!» Ho avuto modo di evidenziare, in un volumetto di alcuni anni fa (Alla scuola dell’Eucaristia) Città Nuova, Roma 1998), che la spiritualità eucaristica di mons. Delle Nocche ebbe un accento che merita di essere colto in tutta la sua pregnanza: il senso del “discepolato”. Magister adest et vocat te era il motto evangelico che egli consegnò alle figlie spirituali della Congregazione da lui fondata. E il modo come le volle chiamare è tutto un programma: Discepole di Gesù Eucaristico. “Discepole”: mentre partecipano alla celebrazione e sostano in adorazione, devono sentirsi come “a scuola”, “imparare”, e imparare precisamente il modo eucaristico della vita di Gesù, al fine di «eucaristicizzare» la propria vita. A distanza di pochi anni, nell’enciclica sull’Eucaristia, il papa avrebbe ripreso concetti simili: portando come esempio la Vergine Santa definita «donna eucaristica». La Maadonna è eucaristica con tutta la sua vita. L’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita cristiana nel suo momento celebrativo. Lo è anche nella sua permanente «esemplarità». E’ “luce”, come il Papa ha ribadito in Rosarium Virginis Mariae, proponendo I’Eucaristia come vertice dei «misteri della luce». Il movimento con cui Cristo, in essa, si offre al Padre e si fa nutrimento è una traccia dell’essere cristiano, un ideale da coltivare, un traguardo a cui tendere. Tutto questo – si badi – ben lontano da uno spiritualismo disincarnato. Proprio l’impegno profuso da Raffaello Delle Nocche, «uomo eucaristico» per il riscatto sociale di una delle terre allora più desolate del Mezzogiorno d’Italia, la dice lunga sulla forza anche sociale della spiritualità eucaristica. L’Eucaristia è progetto. E’ forza di costruzione della storia. Se la si comprende, è fatta apposta per mettere in questione i nostri equilibri sociali ignari del grido dei poveri, e per obbligarci a fare i conti con gli interrogativi infuocati che I’Apostolo Paolo poneva alla comunità di Corinto, dove si era osato, in contraddizione lampante con la mensa eucaristica, prendere il nutrimento spirituale senza condividere il pane quotidiano. Per l’Apostolo si trattava di un controsenso intollerabile. Altrettanto direbbe mons. Delle Nocche. Plasmato dall’Eucaristia, il santo Vescovo si fece davvero pane spezzato. Si diede senza risparmio per il suo popolo. Ed è bello, rileggendo i frammenti di lettere che Perrone riporta in questo libro, seguirlo in questo suo instancabile “consegnarsi”, mettendosi a fianco di quanti erano affidati alle sue cure, e a lui si rivolgevano per chiedere sostegno e orientamento di vita. Grande fu, il Delle Nocche, come direttore di spirito. Un vero maestro. Ma fu soprattutto un Padre. Con tutto il calore insito in questa parola. C’era dunque da attendersi ciò che Perrone rileva, con il privilegio di chi visse da vicino gli eventi: «Quando il 27 novembre del 1960 mons. Delle Nocche venne sepolto nella sua cattedrale di Tricarico, tutti furono convinti di assistere ad un inizio più che ad una fine». Le “Discepole”, sue prime figlie, lo testimoniano, anche con la loro premura nel diffonderne la testimonianza. Mi auguro sia nei disegni della Provvidenza che un Pastore di vita così esemplare sia presto elevato agli onori degli altari.
† DOMENICO SORRENTINO Arcivescovo