Nel marzo 1960, appena arrivata a Tricarico, l’assistente mi accompagnò in udienza dal Padre. Lui ci attendeva nello studio. In quel periodo già non stava bene in salute. Lo ricordo umile, silenzioso, molto discreto, con occhi penetranti, rispettoso della libertà delle persone. Fu un incontro silenzioso e di poche parole. Alla fine mi chiese come mi chiamavo e io dissi Malatesta Antonietta e lui mi rispose: – Tu, figlia mia, hai una buona testa -.
M’inginocchiai per ricevere la sua benedizione. Il suo ricordo e la sua figura è rimasta sempre viva nel mio cuore. Da aspiranti, più volte ci accompagnavano per la celebrazione dell’Eucaristia, Monsignore celebrava seduto, perché le sue forze erano indebolite dalla malattia. Il giorno in cui stava molto grave, noi aspiranti stavamo in fila per entrare nella sua camera, passavamo una dietro l’altra accanto al suo capezzale. Non si lamentava, ma il suo sguardo semplice e sereno aspettava il suo incontro con lo sposo. Sostammo per pochi minuti e insieme con i Sacerdoti che erano presenti cantammo il “Magnificat”. La sua morte fu un trionfo; tutti dicevano: “È morto un santo”. Fu un funerale non di tristezza ma di gioia nel pensare di avere un protettore in cielo. Era passato da questa vita ad una vita migliore, quella del paradiso, e all’incontro con il Padre, con Gesù e Maria che Lui amava tanto.
Sr Sandra Malatesta