Quando ripenso al mio viaggio in Mozambico insieme a Sr Marilinda, segretaria generale del Consiglio generalizio delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico, un profondo senso di nostalgia mi avvolge, mentre la mia anima corre veloce per le strade asfaltate, altre volte in terra battuta, fino ad arrivare alle porte delle missioni di Pemba e Namuno, dove risiedono le nostre eroiche Suore, che dedicano la loro preziosa esistenza al servizio delle persone più deboli, per amore di Gesù.
Partiti da Roma Il 5 luglio 2016 alle ore 23:45, a bordo della compagnia aerea Etiopian fino ad Adis Abeba, facemmo scalo successivamente in Kenia e finalmente a Pemba, in Mozambico, dove arrivammo il giorno 6 Luglio alle ore 18:30 circa.
 Pemba è una città portuale in via di sviluppo, si trova più o meno geograficamente al centro del Mozambico sulla costa orientale bagnata dall’oceano indiano.
All’aeroporto c’erano ad attenderci Sr Marta (Brasiliana) e Sr Anastasia (Indonesiana) con alcune ragazze della missione. Caricati i bagagli sulla macchina, ci avviammo verso casa. Durante il tragitto, ormai sera, la scarsa illuminazione stradale lasciava comunque intravedere i contorni di una città essenziale, che vive soprattutto di commercio, mentre il cielo risplendente di stelle invitava alla contemplazione della volta celeste.
La casa di Pemba, dove vivono le nostre suore appartiene alla Diocesi. Costruita in stile coloniale, con il tetto in amianto, ospita in totale, tra piccole e grandi, circa venti persone. Varcato il cancello d’ingresso, ci imbattemmo in Sr Carmen, insieme alle ragazze e le bambine più piccole, che, alla nostra vista, intonarono canti in lingua Macua, al ritmo dei tamburi che vibravano insieme alle parole nel mio corpo come musica guaritrice.
La missione di Pemba, oltre a gestire una bellissima scuola materna, costruita nuova con i sacrifici dell’Istituto poco fuori Pemba, nella zona nuova, in forte sviluppo urbano, offre riparo a bambine sottratte ad un destino spregevole, spesso vittime di una violenza che si consuma innanzitutto tra le mura domestiche. Trascorsi alcuni giorni, sistemato un poco l’impianto elettrico della scuola materna di Pemba, e dopo aver fatto il cambio gomme, partimmo insieme a Sr Cassilde per la missione di Namuno.
Namuno, distante circa 170 Km da Pemba, è raggiungibile per un tratto attraverso la strada statale. Durante il tragitto ci si può fermare in alcuni villaggi per fare la spesa. I mercati infatti sono a ridosso della strada e ogni volta che una macchina sosta, viene circondata da persone e ragazzi che, esponendo insistentemente la loro merce, cercano di venderla.7
Tappa quasi obbligatoria del percorso è Montepueze. Fummo accolti nella casa delle suore della Consolata, che ci offrirono la loro ospitalità .
 Da Montepueze, in direzione Namuno, la strada asfaltata lascia il posto a quella in terra battuta, di colore rosso, e le macchine attraversandola alzano nuvole di polvere alte quattro cinque metri che ricadendo si posa sulle case, sugli alberi e le persone, le quali senza lamentarsi la percorrono a piedi.
Arrivati a Namuno, c’erano ad attenderci Sr Fortunée e le ragazze aspiranti, le quali iniziarono a far festa cantando.
La missione di Namuno è una struttura costruita dai padri Olandesi religiosi Monfortani, che durante la guerra furono cacciati e dovettero abbandonare quanto avevano costruito per lo sviluppo di quella zona. Tutto è stato distrutto dalla guerra interna delle due fazioni eternamente in lotta, dopo l’indipendenza dal colonialismo portoghese (1975).
In casa, senza acqua potabile e luce, le nostre due eroiche suore pregano, lavorano senza sosta dal mattino fino alla sera, per poter far fronte alla scuola materna, ai lavori della campagna e all’accoglienza delle persone che continuamente vengono in cerca d’aiuto.
La S. Messa, nella diroccata Chiesa del Villaggio, viene celebrata la Domenica, a turno, dai due padri Pallottini Brasiliani, chiamati dal nuovo Vescovo, che si propone di raccogliere fondi per la ricostruzione dell’intera missione.
Una sola volta la settimana la chiesa cadente si anima di donne, uomini e bambini che insieme ai Padri e alle Suore celebrano l’Eucarestia per ben due ore di seguito, senza stancarsi. Si leggono le letture, prima in lingua locale poi in lingua Portoghese, insieme si partecipa all’Eucarestia distribuita dal sacerdote, in pisside di plastica. Ringrazio Dio, perché mi ha aperto gli occhi facendomi vedere e capire a questa latitudine che l’Eucarestia celebrata, adorata e vissuta trova la sua espressione più forte in queste terre, le quali, seppur tanto martoriate, hanno un’anima aperta e consapevole che la vita è un dono e va vissuta con gioia.
Un mio profondo ringraziamento va alla Madre Generale Sr Maria Giuseppina Leo che mi ha incoraggiato e sostenuto in questa missione, a tutto il Consiglio Generalizio e alla mia compagna di viaggio Suor Marilinda.
Infine, non finirò mai di ringraziare le suore che in Africa mi hanno accolto come un fratello: Sr Carmen, Sr Marta, Sr Anastasia, Sr Cassilde, Sr Fortunée, i Padri Pallottini Brasiliani e tutte le persone incontrate, in particolare i bambini.
Giuseppe Capasso, laico DGE
Giovani adoratrici del Mozambico