Signore, mio Dio, la parola “croce” suscita nel cuore umano vari sentimenti:
c’è chi si scandalizza, chi inorridisce, chi rifiuta, chi in tutti i modi si sottrae;
la S. liturgia, al contrario, ce la fa contemplare come “talamo, trono ed altare”.
Per grazia comprendo che in questa festa si celebra, per i cristiani, il colmo dell’Amore.
La Croce, duro letto su cui, Gesù, le tue delicate membra – denudate e crudelmente stirate
per essere orribilmente inchiodate – pagano il fio dell’umana imperdonabile condanna
e, nel dolore indicibile del silenzio del Padre, una spada ti squarcia il costato ed offri sangue e acqua:
nasce la Chiesa, àncora di salvezza; ma noi nella storia, senza sosta, quel “duro silenzio” prolunghiamo.
La croce, come il serpente levato nel deserto, guarisce nel profondo chi a Lei si volge
e diviene sempre più convincente che da questo segno di estrema condanna
a noi è venuta invece la straordinaria ricchezza della divina figliolanza donataci dal Padre
per il cruento sacrificio del Figlio suo: l’Unigenito, l’Amato che, libero, ha compiuto la volontà del Padre.
La croce, Signore Gesù, prezzo del nostro riscatto: da te è stato pagato con amore perché hai detto:
“Ho desiderato ardentemente questo Battesimo e come potrei dire: “Padre, passi da me questo calice”?
e, madido di rosso sudore, dai pori del tuo corpo il sangue scorre, ne bagna il terreno circostante.
E, liberamente vai al supplizio perché l’eterno Progetto del Padre sull’uomo, sempre risplenda.
La croce diviene “trono” da cui fluisce la grazia che salva, ridona dignità, apre alla Speranza.
Questo, Signore, ci insegna che è l’offerta, la tua a cui vogliamo unire la nostra, che, se l’accogli,
ci dona partecipazione a dignità così alta e sublime, da non potersi minimamente immaginare
se Tu stesso non ce l’avessi rivelato: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me…!”
La Croce: “Altare” del tuo sacrificio sublime, perenne ed infinito, Signore Gesù, che abbraccia e redime.
Sì, salva, libera fino alla fine del tempo l’intera umanità, a partire dai nostri Progenitori – Adamo ed Eva-
quando Risorto, disceso agli inferi li ridestasti per primi e si assisero dove li rendesti per sempre felici.
Ti prego, Gesù,per Maria, Madre Addolorata,di concedermi di amare la Croce di ogni giorno come altare.
Chi poi si fregia del nome di “discepola” tua, penso debba con grande amore e diligenza
nella preghiera, nello studio, nella contemplazione e anche nell’azione, approfondire tale lezione.
Infatti, Signore Gesù, Tu non chiedi che il discepolo sia superiore al Maestro, cosa impossibile,
ma che esso, dopo essere stato ben istruito, sia felice di essere come il suo Maestro.
Ti chiedo umilmente infine, o divino Maestro, di farmi capire concretamente che nella vita
il massimo dell’amore è abbracciare “la croce”: quella feriale, di ogni giorno, di ogni momento
e, in comunione con Te, adorare la volontà salvifica del Padre, facendo offerta sul mio altare
di ogni evento, situazione, persona, difficoltà che mi si presenti per vivere anche la riparazione. Amen!